Un Approfondimento Psicologico sul Fenomeno del Self-Cutting

L’autolesionismo, conosciuto anche come self-cutting, è un fenomeno complesso e delicato che coinvolge un numero crescente di individui, in particolare giovani e adolescenti. Questa forma di comportamento è spesso un segnale di profonda sofferenza emotiva e psicologica. In questo articolo cercheremo di comprendere le cause sottostanti e di fornire una prospettiva di supporto e comprensione.

Perché i ragazzi si infliggono tagli

Per molti giovani che praticano il self-cutting, questa forma di autolesionismo può essere un modo per affrontare il dolore emotivo e le emozioni negative che non sono in grado di esprimere in altri modi. La sensazione fisica del taglio può diventare una distrazione temporanea dalla sofferenza emotiva e può offrire un senso di controllo su un mondo che sembra sfuggire di mano. Per alcune persone, però, il self-cutting può anche essere una forma di comunicazione silenziosa del proprio distress emotivo. Quando le parole sembrano inadeguate per esprimere la profondità del loro dolore, i tagli possono diventare un modo per mostrare agli altri che stanno lottando e hanno bisogno di aiuto. In altri casi l’autolesionismo può anche essere correlato a sentimenti di rabbia e auto-punizione. Alcune persone si tagliano come modo per punirsi per presunte colpe o fallimenti personali, o per dare un nome tangibile al dolore emotivo che sentono dentro di sé.

Un’altra ragione potrebbe risiedere – come dice il Dr. Maffei, psicoanalista a Firenze – nella cultura del narcisismo:

“il dominio di valori materialistici, la spinta ad uno stile di vita competitivo ed altri fattori tipici della società contemporanea possono contribuire a generare nei giovani un senso di alienazione e di solitudine, andando a complicare le sfide adolescenziali, come quella che attiene alla costruzione dell’identità.”

Disturbi Psicologici Sottostanti e il ruolo dell’aiuto psicologico

Spesso, il self-cutting è associato a disturbi psicologici sottostanti come la depressione, l’ansia, il disturbo borderline di personalità o l’abuso di sostanze. Questi disturbi possono amplificare il senso di disperazione e di impotenza, spingendo gli individui verso comportamenti autolesionisti. Trattandosi di disturbi complessi il supporto psicologico e la terapia svolgono un ruolo cruciale per aiutare la persona a sviluppare meccanismi di fronteggiamento più sani e costruttivi.

Lo psicologo fornirà un ambiente sicuro e privo di giudizio in cui l’individuo potrà esprimere i propri sentimenti, pensieri e paure legati all’autolesionismo. Sarà in grado di aiutare il paziente a esplorare le cause sottostanti dell’autolesionismo e a comprendere meglio il proprio stato emotivo, anche tramite terapia cognitivo-comportamentale (CBT), spesso utilizzata nello studio e trattamento del self-cutting. Questo tipo di terapia può aiutare il paziente a identificare e cambiare i pensieri e i comportamenti disfunzionali che alimentano l’autolesionismo.

Conclusioni

Il fenomeno del self-cutting è un segnale di profonda sofferenza emotiva e psicologica, e richiede un approccio comprensivo e professionale. La presenza e l’aiuto di uno psicologo possono fare la differenza nella vita di coloro che praticano l’autolesionismo, offrendo un ambiente di supporto, comprensione ed empatia.

Attraverso la terapia e il lavoro collaborativo con uno psicologo, il paziente può intraprendere un percorso di guarigione e crescita personale, identificando le cause sottostanti del self-cutting e sviluppando meccanismi di coping più sani e modi di gestire il dolore emotivo più costruttivi.